Capita abbastanza raramente che nell'ambito di una sperimentazione clinica il paziente arruolato chieda il risarcimento per danni che sostiene di aver subito.
Quando avviene può verificarsi l'ipotesi che l'assicurazione del promotore dello studio clinico, svolte le valutazioni del caso, consideri di risarcire, offrendo però una cifra più bassa rispetto alla richiesta effettuata dal paziente.
Nel caso in cui il paziente accetti entrambe le parti rinunciano a qualcosa: il promotore e l'assicuratore rinunciano ad una decisione giudiziale che potrebbe vederli vincitori e quindi non tenuti a pagare, il paziente rinuncia al più alto risarcimento richiesto. Optare per questa soluzione può presentare dei vantaggi per entrambe le parti. Vediamo quali.
Il paziente evita lo stress che un giudizio sempre provoca, così come evita l'aleatorietà del medesimo.
Anche l'assicuratore ed il promotore evitano l'incertezza dell'esito del processo ed, inoltre, anche i costi.
Ponendoci lato promotore è importante, nell'interesse dello stesso, chiedere all'assicurazione di costruire l'accordo che stipulerà con il paziente (a fronte del pagamento di una parte del risarcimento domandato) in modo tale che il paziente medesimo non abbia più nulla a pretendere anche nei confronti degli altri soggetti che ruotano intorno alla sperimentazione (coordinating investigator, principal investigator etc. compresa anche l'azienda farmaceutica che ha fornito il farmaco, nel caso in cui non coincida con il promotore, ossia negli studi cosiddetti no profit): solo così si tuteleranno gli altri stakeholder da future richieste di risarcimento del paziente per lo stesso lamentato (ma non provato, perché non si è giunti in giudizio) danno.
Altro impegno da richiedere al paziente è quello di mantenere riservato e confidenziale l'accordo raggiunto.
Omettere queste due precisazioni può aprire a conseguenze di non poco conto.
#sperimentazionicliniche