Quando dobbiamo stipulare un nuovo contratto di sperimentazione clinica vorremmo che il nostro futuro partner contrattuale usasse il nostro draft di contratto: sarebbe bello, sarebbe semplice e ci renderebbe tutto più facile.
L'esperienza mi ha insegnato che non accade quasi mai.
Anzi, accade l'esatto contrario.
Controparte vuole usare il proprio di template, per lo stesso, identico, motivo per cui noi vogliamo il nostro: esattamente come noi, si sente più al sicuro usando la propria (collaudata) bozza.
Spesso accade che gli study coordinator mi dicano: “il nostro template non va bene all'azienda farmaceutica” oppure “hanno accettato il nostro template ma poi ... hanno fatto tali e tante modifiche da ... stravolgerlo!”
E' capitato anche a Voi?
E che fare a questo punto?
Sfatiamo un mito.
Se è vero che usare la nostra bozza è, senza dubbio, la scelta più semplice (e rassicurante), non usarla non significa porsi automaticamente in una condizione di pericolo.
Significa solo che dobbiamo valutare, con occhio attento e critico, il contratto che ci viene proposto.
La trattativa sarà sicuramente impegnativa, ma affrontabile e con successo: è sicuro!
Il trucco per condurla nel migliore dei modi?
Avere sempre ben chiari i punti che per noi sono irrinunciabili (una checklist aiuta molto) e poi trasformare questi punti in altrettante clausole “blindate” (usando anche le giuste accortezze giuridiche) ed è proprio quest'ultima la fase più delicata, ma nei prossimi post vedremo, insieme, più nel dettaglio, quali sono i punti nevralgici e cosa bisogna fare per convertirli in clausole il più possibile sicure.
Attenzione, però, è altrettanto importante capire quali sono le esigenze di controparte, per dare anche ad esse il giusto spazio: non dimentichiamoci mai che un contratto, alla prova dei fatti, funziona bene solo se “funziona” per entrambe le parti.
Buon contratto!